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Policistosi ovarica: non solo perdita di peso. L’importanza di un intervento nutrizionale mirato.

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La Policistosi ovarica (PCO) è una condizione che affligge nel mondo il 6-10% della popolazione femminile, ma se andiamo a guardare le donne che soffrono di sterilità anovulatoria scopriamo che il 50-70% ha la PCO.

E’ caratterizzata da irregolarità mestruali, con spesso completa mancanza dell’ovulazione, da un eccesso di androgeni (ormoni maschili) che comportano la presenza di irsutismo (aumentata crescita di peli), acne, sovrappeso/obesità e insulino-resistenza.

Queste ragazze hanno un aspetto caratteristico delle ovaia, evidenziabile con l’ecografia, caratterizzato dalla presenze di multiple microcisti distribuite alla periferia e da un aumento dello stroma, il tessuto che circonda i follicoli e responsabile della produzione ormonale.

L’iperinsulinemia e l’insulino-resistenza giocano un ruolo chiave in questa patologia nel determinare l’iperproduzione di androgeni, tanto che si dice che l’insulina agisce come co-gonadotropina cioè in maniera sinergica con gli ormoni ipofisari che regolano la produzione ormonale dell’ovaio.

E pensate un po’, anche questa patologia, che sembrerebbe squisitamente ormonale, con fattori genetici predominanti rispetto a quelli ambientali quali lo stile di vita, è anch’essa in aumento nei paesi con condizioni economiche più agiate, il che fa decisamente pensare.

Anche in questo caso, i danni che ha portato la società del benessere

E infatti, benché la sua patogenesi non sia ancora completamente chiarita quello che si sa è che essa è il risultato dell’interazione di fattori genetici con fattori ambientali tra cui (guarda un pò!) abitudini alimentari errate e uno stile di vita sedentario.

E’ noto da tempo che la perdita di peso comporta di per se un miglioramento della situazione ormonale e dei sintomi clinici, con ripresa di cicli ovulatori.

Questo ha indotto le maggiori società scientifiche a indicare la correzione dello stile di vita e cioè lo stile alimentare e l’esercizio fisico come primo intervento terapeutico per la PCO, prima ancora di intraprendere la terapia farmacologica.

Quello che è ancora poco conosciuto, sebbene inizino a essere pubblicate le prime evidenze, è come impatta la diversa distribuzione dei macronutrienti sull’assetto ormonale di queste ragazze e se c’è qualche intervento nutrizionale in particolare che possa avere risultati maggiori rispetto ad altri.

Diversi studi sembravano indicare che per contrastare l’insulino-resistenza la dieta dovesse essere a basso carico glicemico, e in particolare povera di zuccheri semplici, ma in seguito è emerso che doveva anche essere povera di grassi e in particolare di grassi saturi (animali). E’ infatti stato dimostrato che i grassi accumulandosi all’interno delle cellule muscolari impediscono l’azione dell’insulina nel far entrare il glucosio all’interno delle cellule, determinando in poche parole essi stessi insulino-resistenza.

Questo è un concetto che cerco di spiegare bene anche alle mie pazienti con il Diabete Gestazionale perché non è intuibile e non molto conosciuto. Controllare i grassi nella dieta è importantissimo anche per il controllo glicemico, come dimostrato da studi molto interessanti pubblicati sulla terapia del Diabete con una dieta su base vegetale a basso contenuto di grassi (plant based, low fat).

E non è un caso che PCO e Diabete gestazionale siano strettamente correlati, perché la PCO è un importante fattore di rischio per il Diabete Gestazionale.

Vi avevo anche parlato degli interferenti endocrini, concentrati nei prodotti animali e nella plastica nell’articolo sulla sterilità e sull’endometriosi. Bene… non è una sorpresa se una correlazione è stata trovata anche per quanto riguarda la PCO.

Tuttavia gli studi di intervento sull’alimentazione sono spesso difficilmente confrontabili perché non omogenei per le variabili esaminate, e riportano perciò risultati spesso contrastanti.

Per cercare di fare un po’ di chiarezza lo scorso anno è stata pubblicata sull’ International Journal of Endocrinology una bella metanalisi sugli studi presenti allo stato attuale sui diversi stili alimentari sperimentati sulla PCO.

Sono stati esaminati solo studi randomizzati e controllati, in cui cioè le pazienti venivano casualmente attribuite o al gruppo di studio (quello che prevedeva la dieta in studio) o a quello di controllo in cui le pazienti avevano una dieta standard. La selezione degli studi è stata piuttosto rigorosa perché su più di 300 studi esaminati solo 8 hanno raggiunto i criteri di eligibilità che miravano ad escludere tutte le possibili variabili confondenti, come ad esempio l’uso contemporaneo di farmaci. Gli studi rimasti erano quindi tutti di buona qualità e confrontabili.

La conclusione dell’analisi è stata che rispetto ai regimi con contenuto molto ridotto di carboidrati e ad elevato contenuto di grassi, o a quelle con una distribuzione classica dei macronutrienti, l’efficacia migliore si otteneva con uno stile alimentare moderatamente low carb (percentuali di carboidrati sotto il 45%, mediamente intorno al 40%) e low fat (grassi inferiori al 35%).

Questi interventi nutrizionali ottenevano migliori risultati non solo nella perdita di peso ma anche nel regolare l’assetto ormonale (riducendo i valori di LH, di testosterone e l’HOMA- IR che misura l’insulino-resistenza, aumentando la SHBG e l’FSH) e migliorando i sintomi clinici.

E, ritornando al legame tra PCO e Diabete Gestazionale, non è un caso che uno stile alimentare simile, con i dovuti aggiustamenti per la gravidanza, è quello che io prescrivo per il Diabete Gestazionale, e che nella mia esperienza porta a ottimi risultati in termini di controllo glicemico, di crescita fetale e di incremento ponderale materno :D!

Quello che è però importante sono non solo le proporzioni dei macronutrienti ma anche la loro qualità. La riduzione del carico glicemico si ottiene con la riduzione dei carboidrati raffinati e degli zuccheri semplici in favore di quelli integrali, mentre la riduzione drastica dei grassi e delle proteine animali in favore di quelli vegetali agisce non solo riducendo l’infiammazione cronica alla base di tutte le patologie croniche ma con un azione sinergica nel migliorare il controllo glicemico attraverso la riduzione dell’insulino- resistenza.

Ho iniziato quindi recentemente a prescrivere una terapia nutrizionale con questi caratteri anche alle pazienti con PCO e i risultati sono al momento incoraggianti.

Spero di potervi portare a breve qualche bella testimonianza da condividere.

Stay tuned :D!

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