Il Blog di una Ginecologa con la passione per la Scienza dell’Alimentazione e per la Medicina dello Stile di Vita

Carne rossa e malattie croniche

La verità, vi prego, sulla dieta

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L’alimentazione è uno degli argomenti più frequentemente discussi nelle conversazioni di ogni giorno. Ognuno di noi ha le proprie convinzioni, dettate da quello che ha imparato nell’infanzia dai genitori, da quello che ha sentito alla TV, letto nell’ultimo magazine, sentito dall’amico o dall’istruttore di palestra. E ognuno di noi le sostiene con forza, come tutte le convinzioni. Walter Longo, direttore dell’Istituto di Longevità della School of Gerontology presso la University of Southern California (USC) a Los Angeles, nel suo libro “La dieta della longevità” racconta simpaticamente alcuni episodi che testimoniano come tutti si sentano in grado e autorevoli di parlare di alimentazione convinti di possedere la verità assoluta. Come quel signore che in treno gli aveva raccontato che sua moglie gli dava un uovo al mattino tutti i giorni e che era convinto che grazie a quello sarebbe vissuto a lungo. E quando il Prof Longo gli aveva detto che proprio salutare quell’abitudine non era, aveva smesso di colpo di rivolgergli la parola. Eh si, le convinzioni sono dure a morire. Tutti sono convinti di sapere cosa fa bene e cosa fa male, cosa fa vivere a lungo e cosa no, e ognuno ha la propria ricetta personale. Altri pensano al contrario che qualunque cosa si mangi vada bene purché sia buona, “perché si vive una volta sola”. Si, ma vivere poco, da malati cronici e soffrendo non è una gran vita.

Eppure l’alimentazione è una Scienza. E come tutte le Scienze richiede studio, dedizione, ricerca. Non è un argomento di cui tutti possono parlare con autorevolezza, come tutte le branche della Scienza. Roberto Burioni, il famoso virologo, una volta ha scritto nel suo profilo Facebook, stanco di essere insultato dai tuttologhi del web: “Da ora in poi mi confronterò solo con chi ha studiato. La Scienza non è democratica”.

Ecco… senza arrivare a dire questo perché parlo volentieri con tutti, purché non siano saccenti e arroganti nella loro ignoranza, bisogna dire che le parole di Burioni si adattano bene anche alle conversazioni sulla alimentazione. E’ certo infatti che come branca della Scienza l’alimentazione è ancora piuttosto sottovalutata anche dagli stessi medici, e soprattutto ne sono sottovalutati i rapporti tra salute e malattia. Spesso sono gli stessi medici a non informare o a fornire soluzioni errate, basate ancora una volta sulle proprie convinzioni personali, spesso non basate su evidenze scientifiche e studi epidemiologici e spesso non aggiornate. Perché purtroppo l’alimentazione non viene studiata come si dovrebbe all’Università, a meno di non perseguire un corso di studi specifico. Quante volte sentite dire a una persona che ha avuto un tumore, un diabete o una malattia cardiovascolare: “La sua malattia ha una correlazione con questa o quella abitudine alimentare, mi raccomando la cambi completamente se vuole ridurre il rischio di una recidiva?”. O ancora… avete mai sentito una campagna del governo su cosa dovremo mangiare od evitare per una prevenzione primaria delle malattie? Eppure la diffusione epidemica delle malattie cronico-degenerative è un problema di Salute Pubblica, gli Stati dovrebbero salvaguardare la salute dei cittadini. C’è forse qualche consapevolezza su colesterolo e infarto, però poi le indicazioni su come mangiare sono sempre piuttosto vaghe, e più spesso si sente dire “Mangi un po’ di tutto”. A volte peggio ancora “Mangi quello che vuole”.

Mangi un po’ di tutto? Ma cosa vuol dire? Mangiare anche quello che ci fa male? E’ cosa è questo tutto? E con quale frequenza e in quali quantità è meglio che io mangi una cosa piuttosto che un altra?

Cercherò con quello che segue di restituire alla Alimentazione la sua dignità di Scienza, raccontandovi cosa è successo di più significativo negli ultimi anni nelle riviste scientifiche internazionali.

Un importantissimo studio (primo autore A. Etemadi) è stato pubblicato nel 2017 sul British Medical Journal, una delle riviste più autorevoli del panorama mondiale, ed ha avuto un discreto risalto anche sulla stampa divulgativa. Lo studio ha esaminato le correlazioni tra tutte le cause di mortalità su più di 500.000 soggetti seguiti per 16 anni e le loro abitudini alimentari. Tutte le cause di mortalità (cancro, diabete, malattie cardiache, ictus, malattie respiratorie, malattie infettive, malattie di fegato, malattie renali, malattia di Alzheimer, altre o sconosciute), e voglio sottolineare TUTTE, erano significativamente correlate al consumo di carne rossa, sia conservata (insaccati) che non conservata.

Lo studio è stato ritenuto così importante dalla redazione della rivista che è stato seguito da due editoriali molto belli, uno che aveva come autore un noto epidemiologo, il Prof. D. Potter, e l’altro dello stesso Editor in Chief della rivista, Phiona Godlee. Sentite un po’ come si intitolavano: “Red and processed meat, and human and planetary health” (“Carne rossa e conservata e salute umana e del Pianeta”) e “Red meat: another incovenient truth” (Carne rossa: un’altra verità scomoda). Direi abbastanza forti come titoli. Il prof Potter concludeva il suo editoriale dicendo: La comunità scientifica ha capito il problema: l’eccessivo consumo di carne fa male alla nostra salute e alla salute del nostro pianeta; la ricerca ha fornito anche chiare basi per una politica basata sull’evidenza che potrebbe limitare i danni a entrambi, ma queste basi non sono collegate all’azione. Come per molti problemi contemporanei legati all’ uso eccessivo e alla maldistribuzione di risorse, dobbiamo decidere se agire subito per ridurre il consumo umano di carne o attendere che il decadimento del sistema globale ci faccia cadere in una salute umana, planetaria e sociale molto più scarsa” . Detto in soldoni: “La scienza lo sa bene, e saprebbe anche come risolverlo, ma la politica non fa niente”. Phiona Godlee chiama all’azione anche i medici: Cosa possono fare i medici? Possiamo fare pressioni per una ricerca più ampia e migliore per sostenere linee guida dietetiche basate su evidenze più chiare. E possiamo dare l’esempio, come hanno fatto i nostri predecessori con la cessazione del fumo,riducendo il nostro consumo di carne rossa “Niente di più chiaro da parte di entrambi.

Eppure… voi avete percepito nel 2018 un qualche segnale di cambiamento, sia da parte dei politici che da parte dei medici? Raccomandazioni sul ridurre drasticamente il consumo di carne rossa? Il vostro dottore vi ha mai detto “Se vuole ridurre il rischio di diabete o di cancro eviti gli insaccati e la carne rossa? Io sinceramente no, e quando sono io a farlo ancora mi sento guardare come una marziana estremista. E’ così scomoda questa verità? Pare proprio di si.

Eppure i dati riportati nel British Medical Journal non erano una novità. Diversi studi avevano dimostrato le stesse correlazioni in particolare sul cancro, tanto da indurre  nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla base di una accurata revisione di circa 800 studi scientifici condotti in tutto il mondo e in paesi con diverse abitudini alimentari effettuata dall’IARC (l’associazione internazionale sulla ricerca sul cancro) e pubblicata in Lancet Oncology, a raccomandare di consumare la carne rossa massimo una volta la settimana (perché probabilmente cancerogena) e di abolire completamente gli insaccati (perché sicuramente cancerogeni). Ma niente…in Italia l’allora Ministro della Salute si era affrettata a rassicurare gli animi dicendo che quelle raccomandazioni non riguardavano l’Italia, perché l’Italia aveva la dieta mediterranea, e gli italiani hanno continuato (e ahimè continuano) a dare il panino con prosciutto ai bambini.

Sapete da quanti è seguita la vera dieta mediterranea in Italia? Uno studio pubblicato nel 2014 ha dimostrato che solo il 18% della popolazione italiana aderisce ai criteri della dieta mediterranea, che sono poi gli stessi che definiscono una dieta sana per l’OMS: cereali integrali, legumi, verdura, frutta, e frutta secca (tutti gli alimenti dimostrati essere protettivi verso le malattie), in pratica una dieta su base vegetale. Carne? Nella descrizione originale degli anni ’50 della dieta mediterranea la carne era consumata massimo 4 volte al mese. Cioè massimo una volta la settimana, così come decretato dall’OMS per una dieta definita sana. La domenica quasi sicuramente, nei giorni di festa. Allo stato attuale anche nel nostro paese le abitudini alimentari si avvicinano pericolosamente al cosiddetto “western pattern” degli USA. Ma evidentemente altri interessi guidavano il nostro Ministro della Salute piuttosto che quelli della salute dei cittadini italiani, tanto da invitare a disattendere le raccomandazioni di un’organizzazione così importante e autorevole come l’OMS.

Negli studi sul Diabete Gestazionale, così come in quelli sul Diabete di tipo 2 a cui è strettamente correlato, emerge chiaramente la stessa cosa: l’insorgenza è direttamente correlata, oltre al carico glicemico, alla carne rossa e conservata, e in particolare al quantitativo di proteine animali della dieta. Il ruolo delle proteine animali emerge anche dagli studi del già citato Valter Longo. Sono proprio le proteine animali a determinare l’aumento dei fattori responsabili dell’infiammazione cronica dimostrati essere correlati all’epidemia delle malattie croniche del nostro tempo, oltre che di alcuni fattori di crescita responsabili dei tumori. Tant’è che anche lo stesso Longo dopo aver studiato inoltre i comportamenti alimentari delle popolazioni più longeve del Pianeta esclude completamente la carne rossa e tutti i prodotti animali tranne il pesce dalla sua “dieta della longevità”.

Ma la moda delle diete iperproteiche continua a fiorire, dalla Zona alla Atkins, dalla Dukan alla Paleo, e noi stiamo assistendo a un’epidemia mondiale di malattie croniche e tumori chiedendoci ancora il perché. Certo, l’alimentazione non è l’unico fattore, la mancanza di esercizio fisico e inquinanti ambientali spiegano il resto, ma secondo il Word Cancer Research Fund International é senz’altro la variabile più importante nel determinare lo stato di salute.

Per fortuna nelle nuove linee guida per la Nutrizione in gravidanza firmate dalle più importanti società scientifiche ostetrico-ginecologiche (SIGO, AOGOI, AGUI) a cui dedicherò un articolo intero prossimamente, viene raccomandato di limitare la carne rossa a massimo una volta la settimana (si anche in gravidanza!) e di sostituirla il più possibile con le proteine vegetali (legumi e frutta secca). E’ un grande passo in avanti, considerato l’allarmismo che ancora pervade gli ambienti ginecologici quando si intuisce che una paziente mangia (per fortuna!) poca o niente carne.

E infine… quest’anno a gennaio sono state pubblicate sulla prestigiosissima rivista The Lancet le raccomandazioni per una dieta universalmente sana derivanti dalla EAT-commission che raccoglie 37 esperti mondiali di alimentazione e sostenibilità ambientale (Food in the Anthropocene: the EAT-Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems) che secondo gli obiettivi degli autori permetterebbe di evitare circa 11 milioni di morti all’anno legati ad abitudini alimentari non sane, e contemporaneamente di salvare il Pianeta. 

Ebbene… se si dice genericamente che il consumo di carne rossa e zuccheri semplici dovrebbe essere dimezzato mentre il consumo di verdura, frutta, cereali integrali, legumi e frutta secca raddoppiato, se si analizza lo schema alimentare tipo proposto, da 2500 calorie, sapete quale è il posto della carne rossa? 7 grammi, 15 calorie. Ora io vi sfido a pesare 7 grammi di carne per il vostro menù giornaliero. Ah però potete aggiungerci ben 7 grammi di carne di maiale! E ben 28 grammi di carne bianca. OK, considerata l’impossibilità di mangiare 7 grammi di carne rossa facciamo un rapido calcolo: per avere una porzione da 150 grammi dovreste mangiarla ben…ogni 21 giorni, ogni 10 se voleste sommarla a quella di maiale, mentre la carne bianca vi spetterebbe ben ogni 5 giorni circa. Questo naturalmente se mangiate ben 2500 calorie al giorno, un lusso per la maggior parte di noi, soprattutto donne. Per il resto dei comuni mortali diciamo che la quantità si avvicina molto allo zero.

Naturalmente sono seguite le solite smentite dalle solite associazioni di zootecnia e dei trasformatori di carne, che si sono subito affrettati a parlare di “dati distorti ai fini ideologici”.

Troverete sempre chi smentisce i dati della Scienza, con i vari “secondo me” e le argomentazioni più svariate. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, o peggio ancora di chi vuole solo difendere i propri interessi. I negazionisti. E sono tantissimi quelli semplicemente poco inclini al cambiamento, ad abbandonare le proprie abitudini.

Ma ci sarà sempre anche qualcuno che ama la verità. Ed è disposto a fare un piccolo cambiamento, per amore di se stesso, del Pianeta, degli animali.

Se sei arrivato fin qui, forse sei uno di quelli.

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