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alimentazione e cancro al seno

L’epidemia che colpisce le donne: quale legame tra abitudini alimentari e cancro al seno

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In mezzo a una tempesta, sola col suo dolore e con la sua paura. Così immagino il sentire di una donna al momento della diagnosi.

Ho scritto un’ epidemia anche se non sono proprio sicura che lo sia in termini strettamente statistici, perché questa è la percezione che ognuno di noi ha nella sua vita personale. Perché non c’è persona in questo mondo che non abbia almeno una (ma più spesso sono più di una), donna cara che ne sia stata colpita. Io stessa sono stata ferita in uno dei miei affetti più cari, ma conosco almeno altre tre o quattro donne nella cerchia delle amiche e conoscenti che hanno conosciuto quella paura. E ognuna di noi vive con quella spada di Damocle sulla testa, sperando che il filo non si rompa mai.

Perciò, questo più di altri è un articolo che scrivo col cuore.

Il cancro al seno è in assoluto il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne dei nostri giorni. E’ vero che ci sono dei fattori di rischio che non sono facilmente modificabili, come la familiarità, la storia riproduttiva (il numero dei figli e l’età al primo figlio),  l’età alla prima mestruazione, ma studi epidemiologici sui migranti suggeriscono un ruolo causale, e quindi importante anche in termini di prevenzione, dello stile di vita  e in particolare della dieta.

E sebbene diversi studi siano stati condotti in tutto il mondo che hanno chiarito il legame tra il cancro al seno e la presenza nella dieta di diversi tipi di alimenti, nei paesi occidentali le principali campagne di prevenzione sono sempre indirizzate alla diagnosi precoce, cioè a quella che in termini tecnici viene chiamata prevenzione secondaria, in questo caso la mammografia (sacrosanta), e praticamente nulla alla prevenzione primaria, cioè alla diffusione di buone pratiche di stili di vita, alimentari in primis. Eppure, se è vero che ci sono fattori di rischio che non possiamo modificare, ce ne sono altri in cui potremo fare moltissimo.

Potremo persino evitare che quel filo che regge la famosa spada si spezzi. Potremo evitare che le donne si trovino a non dovere più affrontare quel momento della diagnosi, che seppure precoce, è sempre una diagnosi. Che fa paura.

Leggevo qualche giorno fa in un articolo pubblicato sulla rivista del World Cancer Research Fund International dal titolo “Nutrition and breast cancer in South Africa”, che il cancro al seno, contrariamente al passato, sta aumentando in maniera preoccupante anche in Sud Africa, come effetto della transizione dalle abitudini alimentari tradizionali, più nutrienti e genuine, a quelle che imitano quello che viene chiamato “western pattern” dei paesi occidentali, caratterizzato da cibi ricchi di zuccheri, farine raffinate, cibi industriali, grassi e proteine animali, in particolare da carni conservate. Si osserva una preoccupante divario tra l’aumento dell’obesità e quello della denutrizione, e il cibo che le classi più povere si possono permettere è di scarsa qualità e povero di antiossidanti naturali. In quel paese, la dottoressa autrice dell’articolo fa un bellissimo lavoro nel territorio nel rieducare le donne a una sana alimentazione, in un’ ottica di prevenzione del cancro al seno.

Non credo  di aver mai sentito niente di simile in Italia.

Ma cosa vuol dire una sana alimentazione? Tutti si riempiono la bocca con queste parole ma poi raramente qualcuno entra nel dettaglio, e nella mia pratica clinica quotidiana mi rendo spesso conto che le persone sono convinte di “mangiare bene”, ma quando vado ad indagare tanto bene non mangiano. E spesso ognuno ha la sua idea personale di cosa voglia dire “mangiare bene”, o avere una sana alimentazione.

Per quanto riguarda il cancro al seno molti studi hanno dimostrato il ruolo di alcuni cibi nel favorirlo e quello protettivo di altri. Come per la quasi totalità delle malattie del mondo moderno, come ho già detto qui, i cibi che lo favoriscono sono la carne rossa, e in particolare quella conservata (gli insaccati), grassi animali, zuccheri e carboidrati raffinati, mentre gli alimenti con un ruolo protettivo sono i carboidrati integrali, verdura e frutta. Sebbene alcuni studi abbiano riportato risultati contrastanti e ci sia qualche difficoltà nell’interpretazione dell’interferenza che i singoli nutrienti possono avere con altri fattori, il World Cancer Research Fund (WCRF) Report on Nutrition and Physical Activity ha ritenuto convincente la totalità delle evidenze, tanto da raccomandare il mantenimento del peso ideale attraverso la limitazione di cibi ad alta densità calorica (in particolare dolci e bevande zuccherate) e una regolare attività fisica, e di avere una alimentazione il più possibile su base vegetale, limitando la carne rossa ed evitando quella conservata (salumi e insaccati). Naturalmente anche l’alcool dovrebbe essere limitato (nel caso delle donne a un bicchiere di vino al giorno) o abolito del tutto.

Studiare lo stile alimentare nel complesso è un po’ più complicato, e nel 2007 lo stesso WCRF non aveva ritenuto conclusive le evidenze scientifiche. Tuttavia uno studio pubblicato su Breast Cancer Research proprio nel gennaio di quest’anno ha provato a fare un po’ di chiarezza esaminando ben 32 studi effettuati sino a questo momento, che hanno messo a confronto il “western pattern”  con gli stili alimentari ritenuti più sani e chiamati “prudent pattern” e cioè ricchi di frutta e verdura, cereali integrali, pesce e latticini a basso contenuto di grassi.

Sul totale delle pazienti esaminate da tutti e 32 studi il western pattern era associato a un incremento del rischio di cancro al seno  del 14%, mentre lo stile alimentare più sano era associato a una riduzione del rischio del 18%. Risultati leggermente diversi erano riportati a seconda del tipo di tumore e dello stato in post o pre-menopausa della donna, e in particolare  il western pattern era associato a un aumento del rischio del 20% nelle donne dopo la menopausa nei tumori positivi ai recettori per gli estrogeni e/o progesterone, ma non in quelle con recettori negativi e prima della menopausa. Viceversa l’effetto protettivo dello stile alimentare più sano era significativo nelle donne in pre-menopausa, comportando una riduzione del rischio del 23% ma non in post-menopausa, ed era protettivo sia per i tumori positivi ai recettori per estrogeni e progesterone che in quelli negativi. Gli autori interpretano queste differenze con il diverso stato ormonale della donna prima e dopo la menopausa, e con il fatto che l’alto introito calorico dell’western pattern, insieme alle carni rosse e conservate e ai grassi animali, provocherebbe nelle donne in post-menopausa un aumento maggiore del peso corporeo con obesità e sovrappeso, e della conseguente produzione di estrogeni da parte del tessuto adiposo.

Per quanto riguarda l’effetto protettivo dello stile alimentare più sano sulle donne in premenopausa, gli autori sottolineano il ruolo protettivo sul seno della verdura, frutta e carboidrati integrali: fitoestrogeni, isotiocainati, flavonoidi antiossidanti e folati, di cui questi alimenti sono ricchi, sono tutti correlati con una riduzione del rischio di cancro mammario. Questi nutrienti potrebbero influenzare il processo carcinogenetico influenzando il sistema immunitario e lo stress ossidativo, modificando lo stato ormonale, la struttura e la funzione delle membrane cellulari, modulando la trasmissione dei segnali tra le cellule e perfino l’espressione dei geni.

Pensate che la riduzione del rischio dello stile alimentare più sano era del 20% nei tumori positivi per i recettori agli estrogeni e/o al progesterone e addirittura del 32% in quelli negativi a questi recettori. Una diminuzione veramente significativa.

Gli autori concludono invocando l’importanza di ulteriori studi di buona qualità e sottolineano l’importanza di questi risultati nel diffondere l’importanza del ruolo della alimentazione nella prevenzione primaria del cancro al seno.

Probabilmente i risultati sarebbero ancora più incoraggianti se negli stili alimentari fossero stati esaminati più specificamente quelli vegetariani. In uno studio pubblicato  sul Journal of Nutrition pochi mesi fa dal National Cancer Institute americano è stata studiata l’associazione del rischio per tutte le malattie croniche, cancro compreso, con vari stili alimentari:  vegano, latto-ovo-vegetariano, onnivoro con basso consumo di carne e pesce, onnivoro senza consumo di carne ma con consumo di pesce, e onnivoro standard. Le persone che seguivano un’alimentazione vegana avevano il rischio minore per cancro, malattie cardio vascolari, ipertensione. Questo è facilmente spiegabile dal fatto queste persone avevano  il consumo più elevato di frutta, verdura, cereali integrali e legumi, il maggior consumo di fibra e di beta-carotene e il consumo minore di grassi saturi. Per queste stesse ragoni avevano i livelli più elevati di acidi grassi essenziali omega-3 e di antiossidanti come carotenoidi e isoflavoni, associati a minore infiammazione. Quello vegan era anche l’unico gruppo tra quelli esaminati ad avere un peso corporeo nella norma, mentre tutti gli altri erano sovrappeso.

Non credo ci sia molto altro da aggiungere.

Io però a questo punto vorrei fare la mia piccola parte per la prevenzione primaria, concludendo con qualche consiglio pratico su cosa la Scienza ha dimostrato essere davvero uno stile alimentare sano.

 Cercate di abolire  quanto vi è possibile lo zucchero, e non solo dolci e bevande zuccherate. State attente e controllate bene le etichette perché purtroppo lo zucchero è presente ovunque nei prodotti industriali. Zucchero, saccarosio, glucosio, destrosio, sciroppo di glucosio- fruttosio non devono essere compresi negli ingredienti. Concedetevi il dolcetto il sabato o la domenica, come avrebbero fatto i vostri nonni.

 Limitate fortemente i prodotti industriali confezionati, e se li scegliete che siano di buona qualità. Nei negozi di prodotti biologici ne trovate un’ampia gamma. Cibatevi di cibo vero,  fatto con ingredienti che esistono in natura, non artificiali.

 Sostituite tutti carboidrati, a partire dal pane, ma anche pasta, riso e altri cereali  con quelli integrali e possibilmente biologici. Ricordatevi di variare  e di introdurre anche gli altri cereali in chicco, come orzo, farro, avena, ecc. Si possono preparare come i risotti e sono buonissimi, oltre che preziosi dal punto di vista nutrizionale.

 Mangiate due porzioni di verdura al giorno di cui una cruda, e due-tre di frutta.

 Mangiate i legumi 3-4 volte la settimana al posto della carne (se volete idee per variare e preparare burger, polpette, purè e in generale secondi piatti a base di legumi, date una sbirciatina alla mia pagina facebook, c’è il libretto che fa per voi :D)

 Mangiate una manciata (ho detto manciata non  busta :D) di frutta secca o semi oleaginosi tutti i giorni.

Se proprio non volete o ancora non vi sentite di  optare per uno stile alimentare vegetariano (meglio se vegano, cioè 100% vegetale) che sarebbe il migliore in assoluto:

 Limitate la carne rossa al massimo a una volta la settimana 

– Abolite gli insaccati

– Riducete o abolite i latticini, in particolare quelli ad alto contenuto di grassi

E inoltre, fate esercizio fisico regolarmente. Per qualche ispirazione leggete il mio articolo qui.

Tutto questo si applica naturalmente anche per la prevenzione delle recidive, per chi cioè quella paura l’ha già passata ma si augura di non provarla più.

Io non so se ne salverò qualcuna, ma andrò a dormire ogni notte più serena sapendo che ci ho perlomeno provato.

 

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